domenica 4 gennaio 2015

#4 The Rouse Project


Non è facile mantenere un livello compositivo medio alto ed allo stesso tempo assecondare i ritmi delle uscite, quando si recensisce. Possono capitare minime variazioni nella vita di tutti i giorni e si perde subito di vista il blog. Un piccolo screzio e si perde la voglia di aprire il blog o la pagina facebook. A volte si fa una critica che poi si trasforma in un insulto oppure si fa un complimento che poi si trasforma in insulto verso gli altri. Tralasciando il nostro interesse verso la musica più di larga portata, a livello emergente abbiamo finora incontrato
  • i Mothercar, che hanno accolto a braccia aperta la nostra lusinghiera recensione
  • i Moheir, che dopo averci contattato come se fossimo l'ultimo fenomeno mediatico italiano, con tanto di redazione e contatti intermedi, si sono limitati a fare finta che la nostra recensione non fosse uscita
  • gli Eugenio in Via di Gioia, con cui il responso critico è stato così ben accetto da porre le basi per un incontro diretto coi quattro (tre, anzi, mancava il batterista)
  • i Chemical Wakes, che sebbene abbiamo mostrato molta sportività (e noi di Bangszine molta di meno ed infatti chiediamo scusa pubblicamente, in quanto inizialmente avevamo cominciato a spammare il nostro articolo su ogni loro post) nell'accogliere una recensione attenta ma in fin dei conti negativa, probabilmente sono rimasti offesi per il riferimento alle Scienze della Formazione (che voleva essere una battuta su degli stereotipi, ma insomma, a buon intenditor, poche parole)
Nell'articolo sugli Eugenio in Via di Gioia, che voleva essere rivolto anche alla scena musicale di Torino in generale, avevo citato una serie di gruppi al solo scopo di mettere in luce qual'era ormai la portata degli EIVDG. Molti hanno inteso il riferimento ai gruppi citati come una critica verso questi ultimi ed in particolare al povero Fishborn al quale va tutto il mio rispetto. Abbiamo pensato che la cosa migliore per dimostrare che le cose non stanno affatto in questa maniera fosse dedicare uno spazio personale a 5 gruppi emergenti diversi.

#4 The Rouse Project – The Rouse Project (Ep)

 Nemesis
Vamp
Iguana In December
Easter
Crack

ossia Quando Enrico fa a meno di ESMA

Registrato presso lo studio Cerchio Perfetto di Tino Paratore (Arturo, Nerorgasmo, Belli Cosi, Isobel, Jinx, Titor, Acid Food, Braindamage) The Rouse Project è un processo che esce sottotono, sottovoce, proprio nella maniera opposta alla quale il suo principale artefice, Enrico Esma, è abituato. Abituato fin dalla tenera età ad essere riconosciuto come uno dei fenomeni musicali più interessanti prima a livello locale (Handle With Care) e poi a livello nazionale (Moog) all'età di ventun anni, Esma ha sempre avuto un po' di problemi col senso della mezza misura. 


Dopo la piacevole parentesi dei Sidera Ves, tranciata di netto dall'iniziativa di Vicio (bassista dei Subsonica, promotore di quel tamarrock di cui sono artefici i SICA) di trasformare il valido progetto in una puttanata elettronica e, a quanto risulta da voci di corridoio, da screzi amorosi con la bassista, Esma è diventato un progetto solista. I risultati sono stati altalenanti.


Registrazioni iniziate, rimandate, cambi di produttori, suddivisione del progetto in un paio di album differenti, rimaneggiamento di pezzi vecchi, attingendo addirittura dal catalogo Sidera Ves (Tossine, che è diventata Anestesia), 


che hanno dato origine ad un album eclettico ma discontinuo, che se da un lato trova i suoi picchi espressivi nella bellezza poetica di certe immagini poetiche (Pianoforte In Fiamme Sulla Spiaggia), dall'altra si perde in un pop melenso, seppur comunicativo, ma piuttosto scialbo e dimenticabile (Dente Di Drago, Resto Abile). Del resto, Esma rimane un chitarrista elettrico profondamente ancorato agli 90 ed ai Deftones come ai Vex Red e dà il meglio di sé proprio quando il suono si fa saturo (Faraon, My Sweet Galera, Anestesia) ed è proprio quando l'acustica sostituisce l'elettrica che il sound ne risente in potenza ed efficacia (Universo, Vanessa). In particolare, il finale di Vanessa è completamente sprecato – e non è di certo un video a la Jodorowsky a risolvere il problema – ed avrebbe dovuto essere saturo almeno quanto l'attacco di Anestesia.


Ed ho anche le prove per dimostrarlo!


Un discorso a parte merita Cambia Il Mondo, che era perfetta nella sua versione originale quanto inutile la rivisitazione poppy che appare nel disco. La canzone può essere presa come il simbolo dell'Esma semplice e comunicativo, quello che ci piace. Anzi, di Enrico e del meglio che ci può offrire: canzoni semplici, dirette, perché non è detto che la presa di coscienza debba per forza consistere nella comprensione di un concetto troppo astratto. Come lui stesso disse: “Il bello della vita è gratis!”.



Come una Stella, invece, nella sua perfezione cristallina, non era che un plagio bello e buono di Everlong, ripulita dal marchio Foo Fighters e con uno stacco d'ampio respiro nel mezzo.

 
Con i Rouse Project, invece, Enrico torna alle origini. Lasciata da parte l'immagine del personaggio un po' fricchetotone un po' megalomane che il chitarrista che si era costruito attorno a sé, Enrico impugna l'elettrica e la suona come non aveva mai fatto negli ultimi dieci anni, accompagnato dal fedelissimo batterista Gianluca "Gillo" Mangione, già presente nei Sidera Ves e nella formazione degli ESMA ai tempi di Come Una Stella (i Lupo) e della vittoria all'Italia Wave regione Piemonte (peraltro, un articolo della stampa riporta Esma come vincitore nazionale, per quanto il concorso sia sempre stato solo regionale: Dio santo, vorrei proprio sapere chi è paga questa gente disinformata per scrivere al posto mio su quotidiani di fama nazionale).
 Il risultato è molto efficace e per niente pretenzioso: una new wave ridotta all'osso, duo chitarra batteria, con qualche sovraincisione di basso qua e là a cura dello stesso Enrico, che però guarda ad uno spettro d'influenze ben più ampio, che comprende lo stoner di vecchio stampo (Kyuss) ed un certo alternative metal anni 90 (Deftones su tutti). I primi quattro pezzi sono composizioni originali del gruppo, mentre la chiusura è affidata a due pezzi rivisitati direttamente dal catalogo Sidera Ves: Crash, che risulta abbellita un generale miglioramento tecnico nella vocalità e Chupacabras, forse il pezzo più bello del disco, un outro tutta Moog e distorsioni, che sfocia in un casino psichedelico che non può che ricordarmi i migliori momenti di Welcome To Sky Valley.

L'attacco è affidata a Nemesis, che comincia con la classica vocina campionata incomprensibile e ricalca un certo songwriting direttamente collegabile con i migliori episodi della new wave italiana (i Litfiba di Desaparecido, Diaframma): ricordiamo che gli Esma hanno anche avuto l'occasione di aprire Federico Fiumani e soci. La pronuncia non è di certo delle migliori, la timbrica sembra voler volutamente ricalcare il modo di cantare degli Editors. A seguire l'ipnotica Vamp, con quel basso che penetra ed un riff al fulmicotone che non lascia scampo. Tutto è lasciato al minimo: quattro note arpeggiate, la voce sembra il delirio di uno sballone in preda ad un acido (What You Think You Are...Thinking Is Destiny...The World Within/The World Without ed altre stronzate). Nella sua estrema indefinizione, a me piace un sacco, almeno la prima metà, fino all'arrivo di quel riff noiosetto che si dilunga troppo.
Iguana In December ha un attacco meraviglioso che ricorda qualcosa a metà tra un certo alternative anni 90, un riffone alla Who e Jump dei Van Halen, per poi tornare su un arpeggio ripetitivo ed a tratti opprimente su cui ritorna la voce a la Editors. Il gioco, ancora una volta, funziona grazie all'apertura melodica del ritornello che crea così un effetto di catarsi, per poi evolversi un frequenze un po' più più distorto ed un'altra bella coda casinara
Easter, invece, è un bellissimo strumentale che mi rimanda a certi pezzi minori (ma non per questo dimenticabili) dei Mogwai privi del prevedibile crescendo.Tre minuti ideali per fare da spartiacque alla parte più cattiva del disco, dedicata al rispolvero del catalogo Sidera Ves.
In conclusione, quindi, il progetto Rouse Project, che nasce e scompare nel tempo di comporre, arrangiare e registrare le canzoni, ci mostra una band matura (Esma è arrivato a 33 anni) e pienamente consapevole dei propri mezzi, capace di spaziare i generi e dare spazio al bagaglio di esperienza accumulato in 15 anni di attività tra progetti musicali differenti.
Probabilmente la miglior incisione di Enrico Esma.

VOTO: 65

Enrico Esma: Voce, chitarra elettrica, basso, Moog
Gianluca "Gillo" Mangione: batteria

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