Der Sonnenaufgang Kommt Nie Für Sie
Pezzo 1
Weed Canaja
Sweet Caroll And The Dog Sons
Blak Owl
From That What You Say
Enfisema
MutterAuto (HiddenTrack)
Corri,
vai al lavoro. Università. Scadenze precise. Cazzo devo recensire il
disco di quel gruppo, come si chiamavano? I Mothercar. Strano nome.
No, effettivamente suona bene. Mo Ther Car. Perché no? Auto e
macchina, in fondo non sono nient'altro che i desideri primari
dell'uomo secondo la visione capitalistica moderna … non sarà che
questi Mothercar saranno degli anarcoidi? Vediamo un po': cd
presentato ad El Paso, detto anche El Paso occupato. Video del
singolo girato in una casa abbandonata, chissà dove (Torino,
sicuro); copertina ripresa dallo schema decorativo interno alla casa.
I Mothercar vengono da Chivasso, non da Torino, e ci tengono a dirlo.
Ecco un buono spunto interessante: di solito tutti fanno al
contrario. In effetti, con le altre band torinesi, i Mothercar hanno
ben poco da spartire. La differenza sta innanzitutto nel format a
tre, che comporterebbe una serie di limitazioni davvero notevoli, se
non fosse che Niccolò Boscolo è in assoluto uno dei migliori
chitarristi della zona, a mia detta forse secondo solo a Lorenzo
Riccardino dei Glooom. Il secondo aspetto discernitivo importante è
l'atteggiamento bonario e sinistrorso della band: un evidente e
frequente richiamo alle tematiche politiche cruciali dei nostri
tempi, senza perdersi troppo nella retorica – tipicamente propria
degli artisti che raggiungono una certa notorietà nel capoluogo
piemontese – secondo cui l'artista dovrebbe sentirsi autorizzato a
far proseliti su tematiche importanti in quanto in quanto
autoinvestito di una superiorità morale direttamente trascesa da
un'entità metafisica più o meno definita. I Mothercar, invece, non
si perdono in chiacchiere, non vanno al Margot a farsi offrire il
cocktail fino alle 3 di sera per circondarsi di ragazzine
diciannovenni e sperare di incontrare il vecchio Samuel che alla
veneranda età di 45 anni forse passerà a pescare una squinzietta
del primo anno di filosofia per il pompino domenicale. No, i
Mothercar un giorno probabilmente distribuiscono cibo gratuito alla
mensa per poveri e la domenica vanno a prendersi i lacrimogeni in
faccia in val di Susa. La preoccupazione dei Mothercar non è la
dialettica dell'”io,io,io,io, IO” , ma piuttosto quella, sana,
del “sono una persona normale, faccio delle cose nella vita e nel
tempo libero mi piace tanto, ma tanto suonare”.
I Mothercar sono la musica che fanno: ed è indubbiamente per questo che sono così bravi.
I Mothercar sono la musica che fanno: ed è indubbiamente per questo che sono così bravi.
Attivi
dal 2010, i Mothercar avevano già pubblicato una demo (nel 2012) che
era forse il lavoro più minimale degli ultimi dieci anni di vita
musicale torinese: copertina orrenda, titoli inesistenti, pezzi
abbozzati. Non era affatto male, c'erano solo un po' di cose da
rivedere.
Eccoli
quindi arrivare all'etichetta Scatti Vorticosi: inciso l'album, i
MadreAuto hanno letteralmente osannato sulla loro pagina facebook
tutto il catalogo dell'etichetta, col risultato che il loro link,
sulla pagina web di Scatti Vorticosi, non è ancora presente. Ma non
preoccupiamoci no? Questa è la prassi! Tu mi fai incidere un album,
dopodiché sarà sicuramente io con i miei 600 fan su facebook a
farmi pubblicità da solo: funzionerà sicuramente!
Ma
torniamo ai Mothercar, adesso, ed alla loro musica: saranno già
parecchi stufi di sentir parlare di come si vestono, di atteggiamenti
ed etichette.
Il loro
disco, intitolato proletariamente (ok, la smetto) Primo Disco, ci
mostra una band alle prese con un bagaglio di influenze piuttosto
ampio e difficilmente coniugabile, il che ha reso particolarmente
interessante e difficile scrivere questa recensione. Senza dubbio i
tre tratti somatici principali sono l'hardcore, inteso non solo come
riferimento musicale e culturale ma anche come atteggiamento sonoro,
che si riflette anche in certe distorsioni e linee di batteria
decisamente stoner; un amore appassionato per gli anni 70 e per gli
arpeggi melodici ed il tentativo continuo di contaminare il tutto con
linee proprie della drum'n bass. Tuttavia, utilizzare i termini così
in fretta fa perdere in fretta le coordinate musicali di riferimento.
Definire il disco come “post rock” potrebb'essere una sana
indicazione, se per post-rock s'intende il superamento della forma
canzone in funzione di uno schema compositivo più libero, ma non
aspettatevi niente a che vedere con i Mogwai o con gli Explosions In
The Sky, siete completamente fuori strada. Io, invece, penserei più
ad un gruppo (e, devo dire, mi sono stupito nel trovarlo tra le
influenze rivendicate dai Mothercar stessi) come i Neu! se volessi
far riferimento al pezzo di apertura, Der Sonnenaufgang Kommt Nie Fur
Sie (Il sole non arriva mai per voi), ed agli Ash Ra Temple. Il pezzo
si può dividere, e neanche tanto idealmente, in due parti
completamente differenti e che sembrano montate insieme senza uno
schema logico. Con questo non intendo affatto che lo stacco netto mi
dispiaccia. Anzi. La prima parte potrebbe anche certi artisti
italiani come i Giardini di Mirò o gli Hermitage, la seconda, per
dare un'indicazione abbastanza sbrigativa, è assai più vicina agli
Stooges e la voce mi ricorda i Colour Haze. Un gruppo questo, che io
consiglierei assai ai padiglioni auricolari dei tre membri del power
trio. Ecco qua:
La voce di Borello è infatti un buon basso. Il falsetto
funziona, e lo strillo in stile Bent Sæther regge (Pezzo 1), ma si
perde sulle note medioacute. È evidente come la voce nei pezzi passi in
secondo piano, ma questo tuttavia rappresenta un motivo valido per archivarne le
capacità. Una buona voce bassa potrebbe avere delle potenzialità
inaspettate, e con questo io non dico che il vostro cantante dovrebbe
imparare a cantare: basta solo che capisca dove la sua voce rende
meglio. È una strada in salita, ma rende maggiormente. From That
What You Say è penalizzata nella parte del crescendo
postrockeggiante: se la chitarra già segue un moto verticale, è
inutile che la voce, seguendo le stesse coordinate, si vada ad
inoltrare su lidi difficilmente accessibili! Armonicamente è una
ripetizione inutile, forse basterebbe mettere un coro per smorzare
l'effetto.
Le due
canzoni che seguono sono tratte dal demo d'esordio: la prima, che
reca anche la firma di Federico Esposito (membro fondatore della
band, non più presente), è in assoluto il primo pezzo del gruppo e
ciò si avvisa nell'insipidità pressoché totale dei primi 25
secondi iniziali. Segue una voce modificata che canta “I see you
fight, I see you fight and I'll be standing for you”, fin qui un
orecchio inesperto bannerebbe la canzone come pezzo da band liceale.
Ciò che invece io ritengo interessante è come in questa traccia si
nascondano tutte le coordinate stilistiche del gruppo: la inaspettata
linea di batteria dnb della strofa che fa da contraltare all'arpeggio
in maggiore, lo stacco stoner e la ripresa improvvisa del ritmo
dnb. Poi ritorna il bridge, ma stavolta il tempo tra uno stacco e
l'altro si riduce, ed ecco che appare un irresistibile riffone a 1:35
e di colpo si ritorna agli anni 70. Lo stacco che segue al minuto
2:00 non è il massimo dell'inventiva, ma è stupendo come si
ricollega al riffone di prima in un microcrescendo di 30 secondi. Lo
schema si ripete e s'interrompe a 3:17 con uno dei riff semitonali
più stupidi del mondo, ma è evidente che l'interesse è puramente
ritmico, tanto che l'estro del batterista ci fa dimenticare quanto
quella soluzione fosse imbarazzante ed ancora una volta il rientro
sulla strofa è in grado di stupirci. Pezzo 1 mi piace per la sua
genuina ingenuità: è una precisa dichiarazione di intenti
artistici, ma dichiara anche apertamente: “ehi, che cosa volete,
guardate che è il primo cazzo di pezzo che abbiamo scritto!”.
Il pezzo
che segue, Weed Canaja, è un singolone mancato ed è decisamente più
maturo del precedente. Ha una bellissima apertura che mi ricorda
qualcosa a metà tra Sonic Youth e Motorpsycho e poi si perde di
nuovo su un arpeggino melodico, fino ad arrivare al commovente riff
finale. I cambi improvvisi anche qui non mancano, ma ha una struttura
canzone per cui a volte lamenta la mancanza di una voce.
Sweet
Caroll and The Dog Sons, invece, se da una parte mette il mostra il
lato più funk della band come non avrebbero saputo fare neanche gli
And So I Watch You From Afar, dall'altra è sicuramente il pezzo prog
meglio riuscito. Nel giro di pochissimo alle aperture melodiche alla
65DOS all'headbanging ad una bellissima rullata di batteria che una chitarra degna dei momenti migliori di Blood Sugar
Sex Magic. Poi accordoni e via, si riparte con un po' di dance, fino
a riconnettersi al riff iniziale. Superb.
Black Owl
è il pezzo che mi ha meno appassionato, anche se devo ammettere che
è uno dei meglio coesi. Devo però ammettere che il riff in
crescendo a 1:30 mi fa impazzire, anche se penso che sia penalizzato
dallo stacco che segue.
Su From
That What You Say, in parte, mi sono già espresso. Il riff iniziale
è stupendo. Il testo forse non vuol dire nulla, però è anche
giusto che qualcuno vada oltre al caro vecchio Kobain. Perché
dovrebb'essere gay solo Dio? Lo siamo tutti!
Enfisema
mi piace per la batteria storta. Ritmicamente, è un capolavoro. Mi
pesano un po' i giri armonici, non mi piace invece il riff finale,
trovo che non abbia sapore. Alcune intuizioni, però, mi fanno
intravedere l'idea di questa band alle prese con alcune soluzioni di
un certo jazz alla Zu. Mi auguro in un futuro non troppo prossimo.
Per
concludere, MutterAuto: la hidden track. Una stonerata con riff
dissonante e tagliente, inesorabile, lancinante: proprio ciò che
mancava fino ad adesso. Ottima scelta, posizione perfetta.
Per
concludere, vorrei dire che questo potrebb'essere probabilmente il
peggior disco che i Mothercar faranno nella loro carriera, e credo di
avere abbastanza intuito per affermarlo. Questo album è pieno di
così tante buone intuizioni che, per i presunti “artisti”
normali, di solito bastano a riempire 5 o 6 dischi. Lamenta solo non
una certa inesperienza, perché la band è sicuramente in ottima
forma, ma ancora alcune pecche nel songwriting che fanno parte dei
rischi di chi, come i Mothercar, cerca di esplorare delle nuove
sonorità. I suggerimenti, del resto li ho già indicati: lasciare
perdere certe soluzioni armoniche, utilizzare quella stupenda voce
con maggior criterio e non farsi prendere troppo dalla foga di
inserire un cambio improvviso a tutti i costi. Per il resto, un gran
bel lavoro.
Cari Mothercar, avete le potenzialità tecniche ed un bagaglio musicale tale che potete sfondare qualsiasi porta vi si trovi davanti, qualsiasi soluzione armonica: che si tratti di tirare fuori un pregevole disco di pop, o una nuova versione di Discipline all'italiana, o di una collaborazione con un'orchestra di ottoni, o di tentare di contaminare con ritmi breakbeat o di soluzioni elettroniche alla Four Tet … fate tutto quello che volete, ma non buttate via il vostro talento: se proprio dovete farlo, almeno uscitevene fuori con della merda così schifosa che vi permetterà di vivere di rendita e produrre musica decente per il resto della vostra vita.
Cari Mothercar, avete le potenzialità tecniche ed un bagaglio musicale tale che potete sfondare qualsiasi porta vi si trovi davanti, qualsiasi soluzione armonica: che si tratti di tirare fuori un pregevole disco di pop, o una nuova versione di Discipline all'italiana, o di una collaborazione con un'orchestra di ottoni, o di tentare di contaminare con ritmi breakbeat o di soluzioni elettroniche alla Four Tet … fate tutto quello che volete, ma non buttate via il vostro talento: se proprio dovete farlo, almeno uscitevene fuori con della merda così schifosa che vi permetterà di vivere di rendita e produrre musica decente per il resto della vostra vita.
Vi faccio
i miei migliori auguri, e buona fortuna!
VOTO: 75
Formazione:
Francesco Borello: Urli, guaiti, voce bassa e basso
Niccolò Boscolo: chitarra elettrica
Andreas Ciavarra: batteria & pentolami vari assortiti
Formazione:
Francesco Borello: Urli, guaiti, voce bassa e basso
Niccolò Boscolo: chitarra elettrica
Andreas Ciavarra: batteria & pentolami vari assortiti
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina