martedì 13 gennaio 2015

Squadra che vince non cambia


 

Premesse:
- mi sono elettronicamente svezzato con i Prodigy.
- resto un estimatore di Liam Howlett. -
questa è la recensione del rompicazzo di turno necessaria a fini statistici
Qualche mese fa, dopo un lungo silenzio, ci fu l'interruzione dello stesso ed una voce (quella di mr. Howlett ndr) disse che il prossimo album sarebbe stato "violent-sounding". Forse è il frutto delle delusioni accumulate fin'ora, ma ogni volta che qualcuno che ha già fatto la storia della musica annuncia un fatidico nuovo album mi tremano le gambe, mi si gelano le dita e tiro un sospiro: ho sempre paura.
Cosa ci sarà mai da avere paura? Credo derivi dalla consapevolezza che ormai chiunque, anche voi sareste pronti a vendere vostra madre in catene per 10 euro e 10 minuti di gloria e quindi tutto sommato mi sembra legittimo lasciarlo fare a qualcuno in possesso di una buona fetta del mercato, per lo meno avrà i mezzi per farlo meglio.
Fare surf, ovvero cavalcare l'onda, è storicamente più facile che creare il più piccolo dei flutti e nel 2015 l'onda non è composta da acqua e sale, diciamo che è fatta di acqua e sale digeriti e qualche residuo organico non catturato dai villi, ecco perché ho paura. Ma bando alle ciance, e veniamo all'ascolto vero e proprio. 


È stato pubblicato giusto qualche ora fa e mentre scrivo sta facendo il giro del web, negli stessi attimi, terminato il primo ascolto mi chiedo: ma di che anno è? Non è che per caso ho messo in riproduzione Invaders Must Die e non mi sono accorto di questa traccia fantasma? No, non mi sbaglio, è proprio il primo estratto del nuovo album (The Day Is My Enemy) in uscita il 30 Marzo. 

Da qui viene fuori la domanda cruciale: è possibile che 6 anni non abbiano portato nessuno spunto nuovo degno di nota? Evidentemente si, ma forse no, insomma, spesso quello che passa per la testa di un musicista, e che magari scrive anche, non è per forza solo quello che viene poi pubblicato, soprattutto in ambito "professionale": ci tenevo a sottolinearlo giusto per insinuare un po' il dubbio e spezzare in anticipo una mezza lancia a favore, perché musicalmente qui non c'è proprio nulla di nuovo, c'è sempre Flint che canta da psicopatico, il mitico beat molto big e tutti quei sintetizzatori che possiamo definire ben riusciti ma non eccessivamente incisivi. 
Voglio dire, non vi basterà un ascolto per fissarli, violenti o nolenti, nel cranio. Vi piace questa formula? Allora vi piacerà anche Nasty.

Ed il video? Forse mr. H si è un po' fatto prendere la mano dopo aver visto le realizzazioni dei Queens of the Stone Age, soprattutto quelle inerenti Like Clockwork. Si, va bene, è roba carina, ma non sono stati neanche loro i primi e trovo la somiglianza un filo troppo marcata, la distanza temporale un po' troppo sottile.
Tirando due somme, non c'è nessuna nuova tendenza all'interno. Un bene? Un male? A voi l'ardua sentenza, una cosa è certa: ci risparmieremo una sfilza di chiacchere da bar per le quali "Eh ormai anche i Prodigy si sono venduti, non sono più quelli di una volta, blablabla...." mentre invece gli elogi dei nostalgici si sprecano a a confermare ancora una volta che il passato sia il nuovo futuro.

Insomma, i Prodigy hanno vinto in ogni caso, noi abbiamo perso e nel frattempo aspettiamo di ascoltare (senza limitarci a sentire) il resto dell'album, ma non senza un po' d'amaro in bocca. E non si tratta del sapore del caffé.

Nessun commento:

Posta un commento