Prima parte
Il mio sogno? essere Wayne
Coyne.
Eccolo qui, Wayne
Coyne. Non pensiate che ci sia inganno: è proprio il suo
sorriso. Coyne è la persona più realizzata che abbia mai visto in
vita mia. Cantante afono, chitarrista approssimativo, amante delle
belle tette (grosse e sode, da modelle), della marijuana e dei
derivati dell'acido lisergico, appassionato di musica dei Pink Floyd,
Coyne a 23 anni non aveva di certo la strada del successo dischiusa
davanti a sé, né avrebbe mai potuto sperare in un impiego stabile.
Anzi, probabilmente era proprio quello che avremmo definito, senza
mezzi termini, un cazzone.
Eppure, le strade della vita lo hanno
portato ad essere prima il chitarrista e poi il leader e cantante
indiscusso di una interessante formazione a 3, i Flaming Lips,
almeno fino alla prima metà degli anni 90. Successivamente, il
collettivo si è allargato per dare spazio alla nuova mente creativa
del complesso, Steven Drozd.
Ora, non posso fermarmi a
spiegarvi tutto quello che hanno fatto i Flaming Lips nel corso della
carriera, perché se lo facessi un articolo come questo non
basterebbe.
Mi limiterò a dire che i Flaming Lips dal 1983 ad oggi, dopo 17 album uno più diverso ed interessante dell'altro, non solo sono sopravvissuti, ma sono una delle formazioni più floride e creative sulla faccia della terra. Wayne Coyne ha 53 anni, è completamente afono ma continua ad essere pieno di sorprese.
Negli ultimi tre anni i Flaming Lips hanno pubblicato:
Mi limiterò a dire che i Flaming Lips dal 1983 ad oggi, dopo 17 album uno più diverso ed interessante dell'altro, non solo sono sopravvissuti, ma sono una delle formazioni più floride e creative sulla faccia della terra. Wayne Coyne ha 53 anni, è completamente afono ma continua ad essere pieno di sorprese.
Negli ultimi tre anni i Flaming Lips hanno pubblicato:
The
Flaming Lips 2011 #1: Two Blobs Fucking
realizzato su Youtube come dodici video, ognuno con relativo video,
da riprodurre simultaneamente con dodici smartphone
The
Flaming Lips 2011 #2: The Flaming Lips with Neon Indian
The
Flaming Lips 2011 #3: Gummy Song Skull
realizzato come un grande teschio in gelatina edibile contenente un
USB con 4 canzoni
The
Flaming Lips 2011 #4: The Flaming Lips with Prefuse 73
The
Flaming Lips 2011 #5: The Soft Bulletin Live la Fantastique de
Institution 2011
The
Flaming Lips 2011 #6: Gummy Song Fetus
realizzato come una replica di un feto non nato in gelatina edibile
contenente un USB con 4 canzoni
The
Flaming Lips 2011 #7: The Flaming Lips with Lightning Bolt
The
Flaming Lips 2011 #8: Strobo Trip - Light & Audio Phase Illusions
Toy
The
Flaming Lips 2011 #9: 24 Hour Song Skull
realizzato per Halloween, contenente un vero teschio umano con una
flash drive integrata contenente una unica traccia di 24
ore, 7
Skies H3
The
Flaming Lips 2011 #10: Atlas Eets Christmas - Infinite Christmas
Sounds
The
Flaming Lips 2011 #11: The Flaming Lips with Yoko Ono/Plastic Ono
Band
2012
The
Flaming Lips and Heady Fwends
2013
The
Terror
Peace
Sword
2014
7
Skies H3 – una versione di 50
minuti di 7 Skies H3
With
a Little Help from My Fwends – la
rivisitazione, in collaborazione con altri artisti, del classico
“Stg Peppers Lonely Hearts Club Band”
Le uscite di quest'ultimo
anno non hanno lasciato per niente a desiderare.
Cominciamo con 7 Skies H3.
7 Skies H3 (Can't Shut Off My Head)
Meepy Morp
Battling Voices From Beyond
In A Dream
Metamorphosis
Requiem
Meepy Morp (Reprise)
Riot In My Brain!!
7 Skies H3 (Main Theme)
Can't Let It Go
La decisione di pubblicare
7 Skies H3 ha permesso finalmente di rendere accessibile le idee
musicali del sopracitato Teschio. L'opera originale era stata
concepita come “un disco che dovesse fare da sfondo sonoro ad
un'intera giornata lavorativa”. Si trattava di musica di
sottofondo, che non cerca di prendere troppo l'attenzione
dell'ascoltatore, e quindi con ritmi molto lenti ed accordi di piano
“eterei” che durano all'infinito (la sola Meepy Morp,
nella versione originale, durava quasi un paio d'orette, per
intenderci).
In questo disco, le idee
vengono compattate e le canzoni assumono una forma più dinamica, che
permette di fare capolino alle due dimensioni che hanno
contraddistinto i Flaming Lips degli anni duemila, quella
rumorista-psichedelica inaugurata con Embryonic (Battling Voices From
Beyond, Metamorphosis), così come quella del pop un po' kitsch un
po' psichedelico (Rice for The Prize, per intenderci) che li aveva
contraddistinti dati tempi di Yoshimi Battles The Pink Robots, che fa
proprio capolino nelle pennellate di tastiera che intervallano quel
complesso multicolore che è Metamorphosis. Riot Brain, invece,
rappresenta un inaspettato ritorno alla dimensione punk-noize del
periodo anni 80 (Telephatic Surgery, Cloud Taste Metallic).
L'album si presenta come
un concept che gira intorno al tema principale di 7Skies H3, un giro
ciclico di accordi in minore molto semplice, accompagnato da un tema
di sintetizzatore nel migliore stile Shine On You Crazy Diamonds. I
Flaming Lips si districano abilmente (come del resto hanno già
dimostrato con Embryonic e I Found A Star On The Ground) tra diversi
livelli e stili di psichedelia. L'album si evolve come un flusso
musicale continuo. La litania quasi liturgica di Can't Get My Head
Off (che introduce il tema principale) sfuma sulle tastiere
distorte e sospese di Meepy Morp che quasi riconducono alle famose
Campane Tubulari, per poi virare verso i terreni cupi e drammatici
(Battling Voices From Beyond) ed infine cedere spazio ad un omaggio
al movimento kruat rock(In a Dream) (un tentativo simile si era visto
già in Pompeii Am Götterdämmerung).
Echi del tema principale
tornano in Metamorphosis, seppur soffocati da un milione di suoni e
rumori quasi distanti, come se la melodia facesse fatica ad uscire,
per poi passare a Requiem, dove l'atmosfera in bilico tra melodia ed
asfissia si respirano accordi estesi ed armonie jazzate. Il tema di 7
Skies H3 viene così reintrodotto tramite una serie di rumori quasi
indistinti (Meepy Morp reprise) che evolvono verso il caos quasi
free di Riot In My Brain, in modo che il semplice fatto che si
ripresenti conceda quasi un sollievo rispetto al pezzo precedente. In
realtà credo che 7 Skies H3 sia un brano un po' sprecato, perché su
un giro di accordi semplice e ripetitivo del genere, un buon
chitarrista pentatonico avrebbe potuto trasformarlo nella nuova
Maggot Brain o Shine On You Crazy Diamonds, o per lo meno avrebbe
impresso gli ascoltatori come aveva fatto a suo tempo John Frusciante
in Before The Beginning.
Ma, dopotutto, questo non è il modo di
suonare dei Lips, che non avranno mai voglia di impressionarci con assoli pentatonici lunghi e melodici, se preferiscono forzarci ad ascoltare un'esecuzione come quella di Powerless.
La chiusura è affidata a
Can't Let It Go, con un altro semplice giro di accordi pop che mi
ricorda molto Sunday Morning Call degli Oasis.
È anche questa una
ballata triste che scema nel riff di sintetizzatori introdotto nel
primo pezzo, chiudendo così il circolo con un bel crescendo
melodico.
7 Skies H3 si presenta
così come un disco semplice, quasi un divertissement di una band in
ottima salute, per niente invecchiata e pienamente consapevole delle
proprie possibilità e sempre capace di mettersi alla prova (non mi
sarei mai aspettato un pezzo come Riot In My Brain). È un disco il
cui limite e pregio risulta proprio nel suo aspetto apparentemente
arrafazzonato: sono poche idee, buttate lì in maniera da creare un
flusso pressoché continuo, ma che colpiscono nel loro insieme per coesione e
la semplicità. Can't Get My Head Off non ci fa certo rimpiangere i
bei tempi del Soft Bulletin e troverà sicuramente lo spazio che si
merita nei prossimi concerti della band.
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