sabato 10 gennaio 2015

L'ennesima vittoria di Wayne Coyne


Prima parte

Il mio sogno? essere Wayne Coyne.


Eccolo qui, Wayne Coyne. Non pensiate che ci sia inganno: è proprio il suo sorriso. Coyne è la persona più realizzata che abbia mai visto in vita mia. Cantante afono, chitarrista approssimativo, amante delle belle tette (grosse e sode, da modelle), della marijuana e dei derivati dell'acido lisergico, appassionato di musica dei Pink Floyd, Coyne a 23 anni non aveva di certo la strada del successo dischiusa davanti a sé, né avrebbe mai potuto sperare in un impiego stabile. Anzi, probabilmente era proprio quello che avremmo definito, senza mezzi termini, un cazzone



Eppure, le strade della vita lo hanno portato ad essere prima il chitarrista e poi il leader e cantante indiscusso di una interessante formazione a 3, i Flaming Lips, almeno fino alla prima metà degli anni 90. Successivamente, il collettivo si è allargato per dare spazio alla nuova mente creativa del complesso, Steven Drozd.
Ora, non posso fermarmi a spiegarvi tutto quello che hanno fatto i Flaming Lips nel corso della carriera, perché se lo facessi un articolo come questo non basterebbe.
Mi limiterò a dire che i Flaming Lips dal 1983 ad oggi, dopo 17 album uno più diverso ed interessante dell'altro, non solo sono sopravvissuti, ma sono una delle formazioni più floride e creative sulla faccia della terra. Wayne Coyne ha 53 anni, è completamente afono ma continua ad essere pieno di sorprese.
Negli ultimi tre anni i Flaming Lips hanno pubblicato:

The Flaming Lips 2011 #1: Two Blobs Fucking

  realizzato su Youtube come dodici video, ognuno con relativo video, da riprodurre simultaneamente con dodici smartphone

The Flaming Lips 2011 #2: The Flaming Lips with Neon Indian

 

The Flaming Lips 2011 #3: Gummy Song Skull 


realizzato come un grande teschio in gelatina edibile contenente un USB con 4 canzoni
The Flaming Lips 2011 #4: The Flaming Lips with Prefuse 73




The Flaming Lips 2011 #5: The Soft Bulletin Live la Fantastique de Institution 2011
 

The Flaming Lips 2011 #6: Gummy Song Fetus 

  realizzato come una replica di un feto non nato in gelatina edibile contenente un USB con 4 canzoni

The Flaming Lips 2011 #7: The Flaming Lips with Lightning Bolt



The Flaming Lips 2011 #8: Strobo Trip - Light & Audio Phase Illusions 
 Toy 

https://www.youtube.com/watch?v=gtiVedrPIOE


contenente una canzone della durata di sei ore, I Found A Star On The Ground


The Flaming Lips 2011 #9: 24 Hour Song Skull
 

  realizzato per Halloween, contenente un vero teschio umano con una flash drive integrata contenente una unica traccia di 24 ore, 7 Skies H3

The Flaming Lips 2011 #10: Atlas Eets Christmas - Infinite Christmas Sounds


The Flaming Lips 2011 #11: The Flaming Lips with Yoko Ono/Plastic Ono Band



2012


The Flaming Lips and Heady Fwends


2013


The Terror

Peace Sword

2014

7 Skies H3 – una versione di 50 minuti di 7 Skies H3
With a Little Help from My Fwends – la rivisitazione, in collaborazione con altri artisti, del classico “Stg Peppers Lonely Hearts Club Band”

Le uscite di quest'ultimo anno non hanno lasciato per niente a desiderare. 
Cominciamo con 7 Skies H3.

7 Skies H3 (Can't Shut Off My Head)
Meepy Morp
Battling Voices From Beyond
In A Dream
Metamorphosis
Requiem
Meepy Morp (Reprise)
Riot In My Brain!!
7 Skies H3 (Main Theme)
Can't Let It Go


La decisione di pubblicare 7 Skies H3 ha permesso finalmente di rendere accessibile le idee musicali del sopracitato Teschio. L'opera originale era stata concepita come “un disco che dovesse fare da sfondo sonoro ad un'intera giornata lavorativa”. Si trattava di musica di sottofondo, che non cerca di prendere troppo l'attenzione dell'ascoltatore, e quindi con ritmi molto lenti ed accordi di piano “eterei” che durano all'infinito (la sola Meepy Morp, nella versione originale, durava quasi un paio d'orette, per intenderci).
In questo disco, le idee vengono compattate e le canzoni assumono una forma più dinamica, che permette di fare capolino alle due dimensioni che hanno contraddistinto i Flaming Lips degli anni duemila, quella rumorista-psichedelica inaugurata con Embryonic (Battling Voices From Beyond, Metamorphosis), così come quella del pop un po' kitsch un po' psichedelico (Rice for The Prize, per intenderci) che li aveva contraddistinti dati tempi di Yoshimi Battles The Pink Robots, che fa proprio capolino nelle pennellate di tastiera che intervallano quel complesso multicolore che è Metamorphosis. Riot Brain, invece, rappresenta un inaspettato ritorno alla dimensione punk-noize del periodo anni 80 (Telephatic Surgery, Cloud Taste Metallic). 

L'album si presenta come un concept che gira intorno al tema principale di 7Skies H3, un giro ciclico di accordi in minore molto semplice, accompagnato da un tema di sintetizzatore nel migliore stile Shine On You Crazy Diamonds. I Flaming Lips si districano abilmente (come del resto hanno già dimostrato con Embryonic e I Found A Star On The Ground) tra diversi livelli e stili di psichedelia. L'album si evolve come un flusso musicale continuo. La litania quasi liturgica di Can't Get My Head Off (che introduce il tema principale) sfuma sulle tastiere distorte e sospese di Meepy Morp che quasi riconducono alle famose Campane Tubulari, per poi virare verso i terreni cupi e drammatici (Battling Voices From Beyond) ed infine cedere spazio ad un omaggio al movimento kruat rock(In a Dream) (un tentativo simile si era visto già in Pompeii Am Götterdämmerung). 


Echi del tema principale tornano in Metamorphosis, seppur soffocati da un milione di suoni e rumori quasi distanti, come se la melodia facesse fatica ad uscire, per poi passare a Requiem, dove l'atmosfera in bilico tra melodia ed asfissia si respirano accordi estesi ed armonie jazzate. Il tema di 7 Skies H3 viene così reintrodotto tramite una serie di rumori quasi indistinti (Meepy Morp reprise) che evolvono verso il caos quasi free di Riot In My Brain, in modo che il semplice fatto che si ripresenti conceda quasi un sollievo rispetto al pezzo precedente. In realtà credo che 7 Skies H3 sia un brano un po' sprecato, perché su un giro di accordi semplice e ripetitivo del genere, un buon chitarrista pentatonico avrebbe potuto trasformarlo nella nuova Maggot Brain o Shine On You Crazy Diamonds, o per lo meno avrebbe impresso gli ascoltatori come aveva fatto a suo tempo John Frusciante in Before The Beginning.


 Ma, dopotutto, questo non è il modo di suonare dei Lips, che non avranno mai voglia di impressionarci con assoli pentatonici lunghi e melodici, se preferiscono forzarci ad ascoltare un'esecuzione come quella di Powerless.

La chiusura è affidata a Can't Let It Go, con un altro semplice giro di accordi pop che mi ricorda molto Sunday Morning Call degli Oasis


È anche questa una ballata triste che scema nel riff di sintetizzatori introdotto nel primo pezzo, chiudendo così il circolo con un bel crescendo melodico.
7 Skies H3 si presenta così come un disco semplice, quasi un divertissement di una band in ottima salute, per niente invecchiata e pienamente consapevole delle proprie possibilità e sempre capace di mettersi alla prova (non mi sarei mai aspettato un pezzo come Riot In My Brain). È un disco il cui limite e pregio risulta proprio nel suo aspetto apparentemente arrafazzonato: sono poche idee, buttate lì in maniera da creare un flusso pressoché continuo, ma che colpiscono nel loro insieme per coesione e la semplicità. Can't Get My Head Off non ci fa certo rimpiangere i bei tempi del Soft Bulletin e troverà sicuramente lo spazio che si merita nei prossimi concerti della band.

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