domenica 11 gennaio 2015

L'ennesima vittoria di Wayne Coyne - Parte 2


With A Little Help From My Fwends

01 Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club 
(featuring My Morning Jacket, Fever the Ghost & J Mascis)
With A Little Help From My Friends 
(featuring Black Pus & Autumn Defense)
Lucy In The Sky With Diamonds 
(featuring Miley Cyrus & Moby)
Getting Better 
(featuring Dr. Dog, Chuck Inglish & Morgan Delt)
Fixing A Hole 
(featuring Electric Würms)
She's Leaving Home 
(featuring Phantogram, Julianna Barwick & Spaceface)
Being For The Benefit of Mr. Kite! 
(featuring Maynard James Keenan, Puscifer & Sunbears!)
Within You Without You 
(featuring Birdflower & Morgan Delt)
When I'm Sixty-Four 
(featuring Def Rain & Pitchwafuzz)
Lovely Rita 
(featuring Tegan and Sara & Stardeath and White Dwarfs)
Good Morning Good Morning 
(featuring Zorch, Grace Potter & Treasure Mammal)
Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club (Reprise) 
(featuring Foxygen & Ben Goldwasser)
A Day In The Life 
(featuring Miley Cyrus & New Fumes)

Rivisitare un'opera musicale che ha ispirato generazioni di musicisti è tutt'altro che un lavoro semplice, né costituisce di per sé una novità assoluta. Bisogna saper essere creativi ed allo stesso tempo non sfigurare rispetto alla versione originale. Ci sono artisti che vivono esclusivamente di questo, come gli Easy Star All Star, il progetto dub che aveva già rivistato tre capisaldi come The Dark Side Of The Moon, Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band ed Ok Computer


L'album maggiormente preso di mira dalle band mainstream, in questo senso, sembra proprio essere The Dark Side Of The Moon, di cui si possono segnalare anche un'inutile “copia carbone” dei Dream Theater, la recente pubblicazione di una versione dei Gov'T Mule ed, appunto, l'omaggio appassionato in chiave barrettiana dei Flaming Lips, The Flaming Lips and Stardeath and White Dwarfs with Henry Rollins and Peaches Doing The Dark Side of the Moon


Si tratta di un album che aveva colto fin dal principio la mia attenzione per la copertina un po' irriverente ed oltraggiosa e del quale rimasi a lungo un po' scettico ed un po' spaventato allo stesso tempo, quasi come se l'idea del solo pensiero che qualcuno potesse mettere le mani sul Lato Oscuro Della Luna rappresentasse un oltraggio a qualcosa di sacro almeno quanto lo è l'immagine di Maometto per qualche scriteriato con la barba lunga a cui piace far saltare gente a caso per le strade di Parigi, Londra o Madrid.
Fu proprio quando mi decisi a lasciare da parte le mie reticenze che mi accorsi di quanto mi stessi sbagliando. Spesso le reinterpretazioni, anche se è lo stesso artista a riproporre i suoi pezzi anni dopo, finiscono per causare un certo senso di nostalgia per le versioni originali: manca il sentimento che l'artista mette nel momento stesso in cui crea e vive la canzone, e quella è una cosa unica, irripetibile. In The Flaming Lips and Stardeath and White Dwarfs with Henry Rollins and Peaches Doing The Dark Side of the Moon, invece, non si sente niente di tutto questo. Le canzoni sono le stesse di The Dark Side Of The Moon, ma gli arrangiamenti ed alcune soluzioni ritmiche ed armoniche sono così diverse che non ti passa neanche un attimo per la testa di fare confronti con la versione originale. È una cosa bellissima, e secondo me è esattamente lo stesso che ha fatto Quentin Tarantino quando in Inglorius Bastards fa trucidare hitler da degli ebrei di origine americana, o di Duchamp quando disegnò i baffi alla Gioconda: si tratta di prendere uno stereotipo, anzi diciamo un tabù (come la rivisitazione di un'opera ritenuta ineguagliabile per bellezza o meriti artistici, o un tema delicato come lo sterminio degli ebrei o il corso della storia stessa) e riappropriarsene, attribuendogli così significati diversi. 


Perché uno dei problemi più grandi di questa generazione (e della musica generale) – e sto parlando di un problema che è al centro del dibattito filosofico da anni – è che si ha l'impressione che sia un po' già stato fatto tutto e che non si possa produrre niente di nuovo e spesso si guarda al passato con nostalgia, ci si cristallizza sull'idea che ci sono cose (come The Dark Side Of The Moon, o il Sergente Pepper) che mai saranno uguagliate perché, del resto “erano altri tempi” oppure “i tempi sono sbagliati”: si ha l'abitudine di guardare molto al passato ed avere poca fiducia nel futuro. E così quei patrimoni indiscussi rimangono lì in bella mostra, a portata di tutti e nessuno, come una bella fica che non disdegna fare quattro parole con tutti ma non la mai a nessuno. Ed i Flaming Lips, così come Duchamp, così come Tarantino, hanno quella capacità di sbloccare la situazione, impadronendosi del Sergente Pepper e dipingendo baffi a destra e a manca sulla sua faccia, stravolgendo le strutture delle canzoni, infilando sintetizzatori saturi come un rollo di pancetta che cuoce nel burro fuso, quasi come se Coyne, capo indiscusso di tutta questa baracca di anarco-insurrezionalisti, volesse gridarci a spada tratta: “Questo album è un patrimonio dell'umanità, di tutti! Inutile limitarci a guardarci indietro, non bisogna essere prevenuti! Tanto vale scherzarci sopra, tutt'insieme, in questa bellissima giostra che è la musica, perché un mito nasce proprio quando cadono i tabù che ruotano attorno ad esso!”
La personale rivisitazione dei Flaming Lips del famoso Sergente Pepper è un colpo messo incredibilmente a segno.
 Il progetto nasce a metà tra l'idea di ripetere la grande sfida di The Flaming Lips and Stardeath and White Dwarfs with Henry Rollins and Peaches Doing The Dark Side of the Moon e della pubblicazione di un album dalla formazione allargata che è già stato alla base di The Flaming Lips And Heady Fwends.
With A Little Help From My Fwends è una specie di versione sgangherata ed in chiave noize del classico dei Beatles. A mio giudizio le versioni migliori sono proprio quelle della title-track e la tanto chiacchierata Lucy In The Sky With Diamond, che vede alla voce la pop star più discussa degli ultimi anni.
Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band ha il pregio di riuscire ad aumentare la teatralità della presentazione in chiave musicale, pur facendo a meno dell'orchestra di fiati che affiancava i Fabolous Four. È più dinamica, quasi ballabile, con tutti quei suoni elettronici che fanno da sfondo alla voce esile che presenta la band. Il bridge ad un minuto, invece, presenta quel suono vibrante che riesce a rendere quasi tangibile quell'immagine da circo che i Beatles volevano tanto ma non avrebbero mai potuto sognare di realizzare: e questo perché, pur essendo dei musicisti di tutto rispetto rispetto a Coyne e Drozd, ai Fab Four è sempre mancata la sfacciataggine musicale dei Flaming Lips. Il ritornello, invece, sembra preso in prestito dalla versione di Jimi Hendrix ed è un muro di overdrive e distorsioni (neanche la voce è risparmiata), ma ciò che veramente sono il rallentamento che la precede e la successiva accelerazione: una piccola manovra permessa dall'aiuto del progresso tecnologico, ed il risultato è come se la canzone fosse un collage di tre parti montate assieme ed un pezzo unico allo stesso tempo. 


Lucy In The Sky With Diamonds, che presenta Miley Cyrus alla voce, che peraltro non sfigura per niente su quella tonalità (anche se manca quell'appeal psichedelico che aveva solo ed esclusivamente la voce di Lennon), sembra riuscire ad enfatizzare la portata emotiva del ritornello, grazie a quello stacco di tastiera che lo introduce. È probabile che il merito di questo ritocco sia ad attribuire a Moby (altro collaboratore del pezzo), ma la saturazione ed il suono delle tastiere costituiscono ormai un marchio di fabbrica dell'ultima produzione dei Lips (7 Skies H3 in particolare).
Negli altri pezzi, in generale, ci si ritrova davanti a delle versioni più sporche e rumorose delle originali. In alcuni pezzi la componente elettronica è veramente preponderante: Fixing A Hole è così pesantemente filtrata che sembra venir fuori da un'allucinazione di Donnie Darko, She's Leaving Home ha una batteria elettronica pesantemente trip-hop, Being For The Benefit Of Mr Kite, col suo basso ripetitivo privo di variazioni tonali e tutti quei synth cupissimi, sembra provenire direttamente dall'oltretomba, le voci robotiche di When I'm Sixty Four sopprimono così tanto il senso melodico della composizione originale che quando appaiono i suoni di campana sembra uno sprazzo di paradiso all'inferno, Lovely Rita sembra un pezzo indie new wave, Good Morning Good Morning ha uno stacco indimenticabile a 01:50, come se avessero chiamato un coro di robot ad intonare un gospel.
La bonus track, A Day In The Life, vede di nuovo la presenza di Miley Cyrus. 

È ormai noto come la band sia in buoni rapporti con lei. Ho come l'impressione che i Flaming Lips stiano facendo per la scena indie rock quello che Miles Davis ha fatto dei musicisti jazz per anni e cioè di saper riconoscere i fenomeni musicali degni di nota e fornire i giusti spazi perché lo possano dimostrare. Non è un caso che nel precedente The Flaming Lips And Heady Fwends apparissero Bon Iver ed i Tame Impala, che oggi sono dei fenomeni indiscussi. 

 
 
Stando alle loro interviste, sembrerebbe che la Cyrus abbia la testa sulle spalle molto più di quanto voglia far credere e che stia semplicemente sfruttando il proprio corpo e certi atteggiamenti un po' osé (come, del resto hanno fatto anche Lady Gaga, Cher, Madonna, Rihanna, Shakira, Grace Jones, Jennifer Lopez, le Serebro, Cristina Aguilera prima di passare alla famiglia dei cetacei, Britney Spears, le Spice Girls ecc ecc…) come pura strategia di marketing, La sua recente amicizia coi Flaming Lips le farà imparare molto ed è probabile che da lei potremmo aspettarci delle sorprese, questa volta finalmente sul piano musicale.

E quindi ringrazio i Flaming Lips, e ringrazio Wayne Coyne perché quando si tratta di Wayne Coyne non si possono avere certezze e diventa finalmente bello dubitare di sé stessi e di tutte le nostre certezze, e credo che per questa generazione lui e la sua musica siano una vera manna dal cielo così come lo erano Lou Reed ed Iggy Pop per gli anni 70, perché portano avanti una piccola rivoluzione che ha qualcosa da insegnare ad ognuno di noi.

Nessun commento:

Posta un commento