mercoledì 25 febbraio 2015

Il PD, Lo Stato Sociale e Nanni Moretti


mi sono rotto il cazzo del più grande partito riformista d'europa
del facciamo quadrato nel grande centro nei girotondi
del partito dell'amore
del governo ombra



Mi chiedevo che forma avrebbe avuto il rock di protesta in quest'epoca fatta di synth, pantaloni coi risvoltini e suoni laccati. Le formazioni di sinistra hanno sempre tardato ad aggiornarsi, o almeno, sono sempre rimaste eroicamente restie, forse anche stupidamente, all'adeguarsi alla moda del periodo. 
Se il PD può essere considerato come una forma aggiornata e modificata del vecchio partito, scarnificata di tutte quegli argomenti ingombranti e muffosi come, ad esempio, la tutela del mondo del lavoro, l'articolo 18 ed il valore del laicismo, come risposta alla presa d'atto che il berlusconismo è ormai indelebilmente radicato nella nostra cultura, è necessario che, parallelamente, anche il rock protesta si adegui ai tempi: non si può certo continuare all'infinito coi Modena City Ramblers e la Banda Bassotti!

Ecco quindi che ci siamo ritrovati davanti i Managament Del Dolore Post Operatorio e gli Stato Sociale, in cui i drammi quotidiani della nostra traballante democrazia vengono finalmente raccontati in mezzo a synth dal sapore anni 80 e ritmi dance. Mentre però i primi vanno a toccare temi tanto cruciali quanto drammaticamente attuali facendosi voce della disperazione del mondo giovanile (Norman, Signor Poliziotto, Irreversibile) con un approccio di petto scontroso, come se volessero farse da voce ad una rivoluzione imminente, i secondi guardano allo stato delle cose attuale con una ironia amara e disincantata. 


In questo senso, sono proprio gli Stato Sociale ad essere la vera voce di questa generazione, la Mia generazione. Gli Stato Sociale, proprio come il PD, ed a differenza dei Management, hanno capito che non esiste più nessun tipo di valore a cui sia possibile aggrapparsi, per cui ogni forma di protesta è inutile, la democrazia è arrivata al suo fallimento e quindi chi finge di ignorarlo, solitamente, è solo un arrivista ipocrita. La libertà d'espressione dell'individuo, tutto sommato, rimane intatta ma, in merito al cambiamento, l'individuo ormai non ha più alcuna voce in capitolo. L'unica cosa che rimane da fare, esattamente come i politici del PD, immobilisti intransigenti, è lamentarsi. La denuncia non cambierà nulla, ma per lo meno, permetterà lo sfogo. Non mi ricordo più chi lo scrisse, ma da qualche parte lessi (forse era un post di twitter) :
Noi negli anni 70 avevamo Guccini ed il Partito Comunista, voi avete il PD e gli Stato Sociale
Benvenuti negli anni duemilaedieci.


L'unica certezza che hanno gli Stato Sociale è il promettente futuro come benzinai ed io, personalmente, li vedrei sicuramente più abili alla pompa della benzina, piuttosto che a suonare un qualsiasi tipo di strumento. Il motivo per cui mi sono rifiutato per molti anni di avvicinarmi alla musica degli Stato Sociale è che ritenevo, avendo ricevuto una minima formazione musicale, che fossero completamente avulsi al concetto di melodia, oltre che dei completi incompetenti, stonati come delle campane. E non è che avessi del tutto torto. Quello che non mi rendevo conto è che i loro testi hanno un effetto incredibilmente rassicurante, come se raccontassero esattamente tutte quelle osservazioni che avrei sempre voluto fare sugli atteggiamenti dei miei coetanei, o sul mondo della musica, o della politica e che, in un modo o nell'altro, avrei sempre sperato di ascoltare da parte di qualcuno.
In un certo senso, queste riflessioni dello Stato Sociale mi ricordano Crozza. La maggior parte di noi aspetta il martedì o il venerdì sera per aspettare la satira di Crozza sulla copertina di Dimartedì o per la puntata di Crozza Nel Paese Delle Meraviglie. Riconosco che lui sia bravissimo: è sicuramente uno dei comici più dotati ed intelligenti degli ultimi vent'anni, ma è solo un palliativo, quasi fastidioso nel suo essere così facilmente accondiscendente col giudizio dell'ascoltatore. 


Crozza manca di quell'aggressività e di quella sfrontatezza di cui erano dotati una Sabina o un Corrado Guzzanti, o il grandissimo Luttazzi (il quale, infatti, è stato cannato subito), perché è troppo interessato a strappare un sorriso dei personaggi che mette alla berlina. 


Inoltre, non scava poi più di tanto, lasciando fuori quelle verità amare e scomode che, ad esempio, sono messe in luce in luce dagli attori de Il Segreto Di Satira.
La satira di Crozza è come una camomilla notturna, coccolosa e rilassante, adatta a chi vuole rilassarsi dopo una giornata di duro lavoro e vorrebbe sentirsi dire quello che pensa prima di andare a dormire per poter fare sogni tranquilli.
E sapete chi è il responsabile di tutto questo scempio? Nanni Moretti. Un regista che avrà girato sì e no nella sua vita un paio di film decenti ed un attore pessimo, incapace di impersonare qualsiasi tipo di ruolo se non quello di sé stesso (non è un caso che Ecce Bombo, che è un piccolo capolavoro, ebbe un successo inaspettato: neanche lo stesso regista capì dove ci avesse azzeccato). 


Avete presente il tipo di critica sociale che fa Nanni Moretti? Pensate ad Habemus Papam. Tralasciando il ruolo di Moretti come psicologo, che è tutto tranne che credibile, pensate alla trama. C'è un Papa in crisi che scappa dalla Santa Sede per cercare di riscoprire sé stesso e la sua passione per la recitazione. Il tema è delicatissimo, specialmente per un film italiano, ma ancor più delicato il modo in cui viene trattato: il risultato è una commediuola che gira intorno ad una scena clue che mostra una improbabile partita a pallavolo tra cardinali. Ed Il tanto chiacchierato Caimano? Un film che avrebbe dovuto essere una denuncia alla figura di Berlusconi che si risolve con la rappresentazione di un film dentro ad un film: al confronto, Elianto (S. Benni) sembra il Manifesto di Marx ed Engels.
Nanni Moretti è colpevole di aver gettato le basi per una satira priva di satira, di aver rappresentato per una comunità artistica un modello negativo, rendendosi autore di una serie di produzioni scipite che accarezzano temi importanti sfruttandone la portata mediatica a scopo pubblicitario per poi cedere di fatto la trama a delle storielle abbastanza banalotte sulla vita di coppia. Nanni Moretti ha insegnato alla comunità artistica come poter assumere atteggiamenti "impegnati" e sfruttarli come facciata, e così ci ritroviamo ad avere a che fare con una generazione di attori da cabaret, registi, fumettisti e musicisti che si ricoprono di uno velo di spessore intellettuale pur nella completa incapacità di mettere a fuoco i reali problemi e le inettitudini della società contemporanea, e da qui la satira “da buffetto” di Crozza ed i testi “da reclamo” degli Stato Sociale.


Ricordo che la prima volta che sentii di dovermi adeguare ai tempi, e cioè di sorbirmi almeno una mezzoretta di Stato Sociale per capire quali fossero i pezzi più famosi, fu quando uscivo con una ragazzina di Torino, una cavallona alta più di un metro e ottanta, con delle poppe a una prima occhiata sode come il marmo e lunghi capelli castani. Mi chiedevo anch'io come mai mi ritrovassi (quasi) tra le mani qualcosa di così bello (e così grosso), ma lei veniva da una cittadina più piccola e lontana, aveva ancora pochissimi amici, non usciva mai a ballare e, per non affrontare l'evidenza di essere una persona insopportabilmente noiosa, si costruiva la vita sociale saltando da una riunione di un collettivo studentesco sinistrorso all'altro. Non che a prima vista sembrasse una rivoluzionaria. Non avrei saputo distinguerla da una ciellina, se non per l'aria dolorante che quest'ultime sembrano manifestare nel fondoschiena. In un modo o nell'altro, sembrava che le stelle fossero a mio favore ed i miei conquilini mi assicuravano che questo donnone apparentemente casto e privo di vizi avesse, senza mezzi termini, espresso pubblicamente di volersi intrattenere col mio pennacchio, così cominciai ad invitarla per prendere un innocuo caffé, sebbene ogni volta mi ritrovassi davanti la stessa scusa, ossia quella del Collettivo. Mi sembrava di provarci con una boy scout. Mi chiedevo quale fosse l'occasione gli studenti di sinistra escono dalle loro riunioni dove, dietro la pretesa - di pura facciata - di fare attivismo politico, cercano di passare finalmente dall'onanismo perpetuo almeno al pompino senza ingoio. Poi quest'occasione me la ritrovai davanti: il concerto degli Stato Sociale.
Ora, nonostante gli Stato Sociale dicano

mi sono rotto il cazzo della critica musicale
non siete Lester Bangs
non siete Carlo Emilio Gadda,
si fa fatica a capire cosa scrivete
bontà di dio
avete dei gusti di merda 

e nonostante io, in effetti, abbia la pretesa di giocare ad impersonare Lester Bangs sebbene, a differenza di intelletualoidoni come quelli di Ondarock, credo di esprimermi in un linguaggio piuttosto semplice, man mano che scrivo mi rendo conto che tutto quello che ho pubblicato finora, tutte le critiche che ho fatto anche nei precedenti post, in un modo o nell'altro, le ritrovo anche nelle loro canzoni: ivi inclusa la cavallona che mi ritrovai a poter incontrare solo accettando il compromesso del concerto degli Stato Sociale.

Al tempo non andai, perché avevo un'etica di ferro e non ritenevo valesse la pena di buttare via dei soldi per gli Stato Sociale, tanto meno per assecondare le esigenze di quella tiracazzi. Oggi, col senno di poi, non solo andrei a sentire un concerto degli Stato Sociale, perché sono sicuro che sarebbe piuttosto divertente, ma andrei a sentire anche Donatella Rettore, pur di uscire con una ragazza di quel genere e di avere la possibilità di mandarla a fare in culo di persona. Giusto per appagare la vostra curiosità (ormai, vi ho già detto quasi tutto): smisi di uscire con quella ragazza perché mi ero rotto il cazzo di correrle dietro e la lasciai perdere, almeno finché non mi capitò d'incontrarla per puro caso prima di partire per un lungo viaggio.

mi sono rotto il cazzo degli esperimenti del frequentiamoci ma senza impegno
stiamo insieme ma non vediamoci che poi ho paura
anzi vediamoci quanto ci pare ma vediamoci in compagnia
mi sono rotto il cazzo dei codardi con l'amore degli altri

Quella sera ebbi l'impressione di piacerle davvero molto, dato che l'amica che l'accompagnava disse che aveva un impegno e si defilò circa dieci minuti dopo che cominciammo a parlare, lasciandoci appositamente soli. Nel corso della serata scoprii che da tempo stava cercando di mettere le mani su uno dei pezzi grossi del movimento studentesco, un tipo 28enne fuori corso (dalla triennale!!!) coi capelli già abbastanza bianchi ma che in compenso pare avesse un posto di rilievo nel Coordinamento Studentesco Nazionale, o qualcosa del genere. Insomma, sono a mala pena svezzate e già fanno inciuci all'interno del movimento come se fossero membri delLa Famiglia Winshaw (J.Coe). E questa ragazza dovrebb'essere una femminista, una pseudocomunista, una futura politica, una piccola speranza per la nazione. Infatti io, ormai 
 
mi sono rotto il cazzo [...]dei giovani di sinistra, arrivisti, bugiardi, senza lode
gente che in una gara di idiozia riuscirebbe ad arrivare secondo
 
 
Gli stessi giovani di sinistra che, a quanto pare, incapaci di capire quanto stiano loro sul cazzo, sono il principale pubblico degli Stato Sociale. Perché la musica degli SS, in fondo, è da ballare e possiede quell'alone di impegno sociale adatto ad una serata adatta a distendersi, ma senza sentirsi troppo distanti dalla "politica". Del genere:
“Il mondo fa cagare? Non ci pensare”: Lalalala! Peppereppe! Uo oh oh! Fiki fiki!




Eh, cari Stato Sociale, tutto sommato siete un bel branco di giovinetti simpatici e per voi dev'essere proprio dura dover dipendere da ciò che si odia, ma è proprio quel pubblico che odiate che vi mantiene. In fondo, non siete neanche poi messi come male, se pensate che c'è chi, come me, che si deve accontentare della vostra musica del cazzo ed è troppo pigro (o troppo poco capace di mettersi in gioco) per mettersi all'opera e creare una valida alternativa. 
Sono magre consolazioni e deboli speranze, quelle della nostra generazione, ma che volete farci: in fondo c'è andata bene. Potevamo essere nati in Eritrea, per esempio.
Siete la voce di una generazione. Una generazione di merda. Possibile che non abbiate nemmeno la voglia di dire, almeno per una sola volta, un bel basta! Invece di: Vaffanculo o Mi Sono Rotto Il Cazzo?

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