2014, Woodworm
Label
OVERTURE
IL MARE DAVANTI
COME REAGIRE AL PRESENTE
COPERTA
TE LO PROMETTO
CALCI IN FACCIA
CON CHI PENSI DI PARLARE
ODIO SUONARE
IL VINCENTE
GRAND FINAL
03 ottobre 2014. Esce per Woodworm Label (distribuzione AudioGlobe / The Orchard) “Alaska”, quarto disco sfornato da corde, pelli, fiati e cervelli dei Fast Animals and Slow Kids (da Perugia). Produzione di Andrea Marmorini e Jacopo Gigliotti (Anubi Produzioni), mixaggio di Andrea Rovacchi (uno dei fonici più importanti del panorama indipendente italiano, che ha lavorato con diversi artisti del calibro di Vinicio Capossela, Modena City Ramblers, Cisco, Giardini di Mirò, Cut, Julie's Haircut o Marlene Kuntz) e mastering di Andrea Suriani (fonico e musicista/turnista di diversi artisti tra cui I Cani, Cosmo, Gazebo Penguins, M+A, Drink To Me, Colapesce, Giardini Di Mirò, Bud Spencer Blues Explosion). Un teatrino non da poco che sicuramente a livello di qualità del suono non ha deluso e ha riconfermato le ottime uscite, figlie di un roster di tutto rispetto, dell’etichetta italiana Woodworm. Per i FASK è il lavoro della maturazione e della crescita complessiva, in cui le molteplici influenze musicali, che già avevano dato vita al precedente Hybris, mutano e si sedimentano sul semi-nuovo muro del suono di Guercini e compagnia (Titus Andronicus e Fucked Up le più forti).
OVERTURE
IL MARE DAVANTI
COME REAGIRE AL PRESENTE
COPERTA
TE LO PROMETTO
CALCI IN FACCIA
CON CHI PENSI DI PARLARE
ODIO SUONARE
IL VINCENTE
GRAND FINAL
03 ottobre 2014. Esce per Woodworm Label (distribuzione AudioGlobe / The Orchard) “Alaska”, quarto disco sfornato da corde, pelli, fiati e cervelli dei Fast Animals and Slow Kids (da Perugia). Produzione di Andrea Marmorini e Jacopo Gigliotti (Anubi Produzioni), mixaggio di Andrea Rovacchi (uno dei fonici più importanti del panorama indipendente italiano, che ha lavorato con diversi artisti del calibro di Vinicio Capossela, Modena City Ramblers, Cisco, Giardini di Mirò, Cut, Julie's Haircut o Marlene Kuntz) e mastering di Andrea Suriani (fonico e musicista/turnista di diversi artisti tra cui I Cani, Cosmo, Gazebo Penguins, M+A, Drink To Me, Colapesce, Giardini Di Mirò, Bud Spencer Blues Explosion). Un teatrino non da poco che sicuramente a livello di qualità del suono non ha deluso e ha riconfermato le ottime uscite, figlie di un roster di tutto rispetto, dell’etichetta italiana Woodworm. Per i FASK è il lavoro della maturazione e della crescita complessiva, in cui le molteplici influenze musicali, che già avevano dato vita al precedente Hybris, mutano e si sedimentano sul semi-nuovo muro del suono di Guercini e compagnia (Titus Andronicus e Fucked Up le più forti).
Il disco è un veloce susseguirsi di dieci tracce arrabbiate, furenti e coinvolgenti. Melodie e riffoni fanno da superbo contraltare alle corde vocali del cantato, a sua volta ancora più trascinante, di Aimone Romizi. L'inizio è affidato a Overture, che come Un Pasto al Giorno in Hybris, è l’introduzione che (questa volta con accenni psichedelici) apre alla strada al ritmo inesorabile a 180 bpm de Il Mare Davanti: la prima piccola perla di questa collana di tristezza e malessere che è Alaska. L’ascolto procede veloce ed angosciante con Come Reagire al Presente, inno alla guerra dei rapporti che si dirige, tra tumultuose paure e consigli di vita, verso un futuro troppo incerto. “Coperta” resta una delle migliori del disco, seguono Te lo Prometto e Calci In Faccia, ma la vera bomba nascosta a metà dell'opera è Con Chi Pensi di Parlare. Si passa poi per l’autoaffermativa Odio Suonare in cui il momento del live viene raccontato come una guerra dove sconfiggere la propria insicurezza, così da raggiungere una sorta di purificazione volta al miglioramento, andando infine a chiudere con la desolante “Il Vincente” (peripezie al piano) e Grand Final, una fila di quattro radicali cambi di tempo per cantare la vittoria dei legami di affetto su questo disastro di tristezza che è il disco (siamo il male da estirpare / siamo santi senza chiese / ma di fronte alla morte noi siamo di più / condoglianze universo).
Più o meno 35 minuti di musica in cui i Fast Animals and Slow Kids dicono la loro, mostrando una minuziosa attenzione per i più minimi dettagli e non risultando esagerati nemmeno nei 7:59 di Grand Final. Le strutture dei pezzi sono generalmente molto semplici, forse in alcuni casi persino ridondanti (Calci In Faccia), ma prendono l’orecchio ed, alla fine dei conti, riescono a rapire. Il cantato graffiante di Romizi è ben calibrato e riesce a rendere incisivi i testi maturi delle canzoni, anche se le figure retoriche, sebbene non si perdano nel vuoto più assoluto, spesso danno l'idea di cercare disperatamente di arrivare a un senso, forse senza mai raggiungerlo.
Nel complesso, si può lamentare un’evoluzione musicale non troppo eccessiva della band perugina, che di certo non espande il suo potenziale sonoro, ma lo consolida rispetto alle soluzioni già veicolate nei precedenti Cavalli e Hybris. C'è una pericolosa tendenza a virate pop che ricorda più un certo college punk di fin troppo facile ascolto (Calci In Faccia) piuttosto che i gloriosi tempi passati. Fast Animals And Slow Kitty.
Si può anche parlare di un contenuto testuale poco vario, che cerca sì di entrare nel profondo, ma solo fino a un certo punto, quasi come se fosse bloccato con insistenza da questa “paura” e “insicurezza” già padrona del contenuto delle liriche (quanto vorrei fuggire / dal giudizio degli altri / e dalla mia insicurezza / che mi lega ai palchi / da quasi tredici anni). Nonostante tutti giri di parole, Romizi in fin dei conti non ci porta poi così lontano, quasi volesse dirci di non provarci troppo. L’unica certezza, a detta sua, sono gli amici e le quattro mura a noi famigliari. Anche la stessa epicità che contraddistingue la figura del musicista può andare in frantumi, davanti alla casualità che governa la nostra esistenza (ora sei pronto per dire a tuo padre che aveva ragione […] / ora sei pronto perché sei diverso hai voluto troppo / ora sei pronto per piegarti ancora un’ultima volta).
Eppure nessuno ha chiesto lezioni di vita, tutt’altro, ognuno è libero di giungere alle proprie conclusioni. Alaska esce dalle menti di chi, come noi, sta vivendo in questa generazione priva di punti fissi e di coerenza. Lecita è la voglia di unirsi tutti insieme in questa confusione, lecita la voglia di non perdersi nella tempesta. I Fast Animals and Slow Kids, senza scomodare nessuno con paragoni poco efficaci, hanno dato alle stampe un terzo disco (se si esclude il demo Questo è Un Cioccolatino) che musicalmente non rimarrà di certo impresso nelle nostre menti, ma che li conferma pur sempre come una delle più vive e sorprendenti realtà del nostro panorama musicale. Consigliato, ma si poteva fare un po' di più.
intanto le date del tour invernale:
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
Aimone Romizi
Alessandro Guercini
Jacopo Gigliotti
Alessio Mingoli
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