sabato 25 novembre 2017

Le otto più grandi delusioni musicali italiane di questo 2017 - #5 Manuel Agnelli & Levante

Fino ad adesso abbiamo steso citato tre elementi disillusionanti, nei quali, ad ogni modo, ancora non veniva messa in discussione la dignità o la coerenza della proposta artistica.
Facciamo un recap veloce.
#8 - La rivelazione che i dubbi nutriti per una band formata da amici siano in realtà fondati (The Circle).
#7 - La conferma che uno dei fenomeni musicali più interessanti e da cui ti aspettavi di più lamenti dei seri limiti sia come musicista sia come esecutore (Motta).
#6 L'amara verità che anche il musicista o l'artista più valido di questo mondo non va da nessuna parte senza un po' di fortuna, coincidenze e mezzi appropriati (/handlogic)

Oggi cominciamo a mettere sul piatto dei personaggi le cui scelte hanno messo in discussione la loro integrità artistica (e morale), dividendo il loro pubblico ma generando benefici su una scala più ampia.
Parliamo pertanto de

Le più grandi delusioni musicali italiane di questo 2017 - #7 Manuel Agnelli e Levante
ossia
"Come vendere l'anima al diavolo per sconfiggerlo"


Sappiamo tutti la storia. Questi sono Manuel Agnelli e Levante in una foto scattata questo mese. Dietro di loro, dipinti dal neon blu degli studi della sede di Milano (?) che mette in risalto la camica-vestaglia di Manuel Agnelli, gli appassionati partecipanti delle finte dirette di X-Factor.
Adesso torniamo indietro di una ventina d'anni.


Siamo nel 1997. è appena uscito Hai Paura Del Buio, pietra miliare del rock alternativo italiano. La creatura di Manuel Agnelli sono gli Afterhours. Assieme ai Verdena, rappresentano la risposta italiana ai Nirvana ed all'esplosione grunge che ha preso piede oltreoceano, in cui, nello stesso periodo, il mercato è letteralmente invaso di musica alternativa. Nello stesso periodo sono usciti l'album omonimo degli Alice In Chains, Down On The Upside dei Soundgarden, Tiny Music... Songs from the Vatican Gift Shop dei Sound Temple Pilots, No Code dei Pearl Jam ed Evil Empire dei Rage Against The Machine.
I primissimi Verdena - non quelli del primo disco - sono di fatto sono la copia sputata dei Nirvana con dei testi italiani messi su a caso, e l'attitudine grunge si riflette sostanzialmente nella produzione low-fi, nell'azzeccata similitudine tra il malessere che può indurre la provincia bergamasca e la periferia di Seattle, e nel fatto che c'è di mezzo l'adolescenza ancora tutta da vivere (Luca, il batterista, all'epoca della demo ha solo 14 anni).


Gli Afterhours, invece, sono già degli adulti (Manuel ha qualche mese in più di Kobain) e la maturità compositiva è dietro l'angolo. La loro proposta musicale non è una istitiva riproduzione copia carbone dei Nirvana, non hanno nemmeno né il timbro vocale né a fisicità adeguata (che è invece il caso dei Verdena). La loro è una rielaborazione del linguaggio grunge, ma in chiave profondamente italiana, con una veste cantaturoiale, un tocco personalissimo negli arrangiamenti e nella produzione, che fa da veicolo ad un messaggio forte: la lotta per la libertà d'espressione, l'insofferenza verso la crescente standardizzazione delle mode giovanili - dimostrando, peraltro, una grande lucidità di previsione - la finale presa di coscienza che l'eredità borghese è una realtà, che i sogni di libertà giovanili sono un grido contro mulini a vento, che dentro il Sistema ci cresci, ci vivi e ci muori, sei parte di esso e delle sue contraddizioni, dei suoi preconcetti.
Eccoli quindi a cantare "Porco Cristo offenditi / C'è una dote che non hai / Non è chiaro se ci sei / Sei borghese arrenditi / gli architetti sono qua / hanno in mano la città", vestiti da bambine, come insegna il buon vecchio Kurt, durante il tour di Hai Paura Del Buio.

Manuel Agnelli si era già fatto vessillo dell'alternative italiano fin dai primi anni 90, quando prese parte al progetto Vox Pop, che produsse Africa Unite, Ritmo Tribale, Prozac + e Casino Royale, tra gli altri) e continuò a farlo per mestiere per anni. Fu uno dei primi a portare questo tipo di discorso musicale dentro alla lingua italiana, con Germi nel 1995. Sua fu la produzione del secondo disco dei Verdena (il primo ad avere dei testi comprensibili, Solo Un Grande Sasso), sua l'idea del Tora Tora!, il nuovo festival alternativo italiano itinerante. Dopo un paio una manciata di buoni dischi, un po' di alti e bassi, un tour in america nei piccoli club, sbuca la prima partecipazione a Sanremo. Anche qui, la band milanese fa da apripista alle altre. Si piazzano penultimi ma vincono il premio della critica. Dopo di loro, ci proveranno anche i Marlene Kuntz ed i Bluvertigo, ma con risultati molto meno incisivi.
Segue un periodo di silenzio da cui la band sembra emergere dalle ceneri con la pubblicazione di Padania ed una stupenda riedizione del 2014 di Hai Paura Del Buio con la partecipazione di un panorama di ospiti internazionali (e nazionali, ovviamente) che conferma la reputazione del gruppo (Afghan Whigs, Mark Lanegan, Nic Cester (Jet) e Damo Suzuki (Can). Dopo un tour nei teatri, che ha portato finalmente all'abbandono del batterista, la band è tornata in formissima con Folfiri e Forflox, un disco che ha confermato il talento compositivo di Agnelli che, allo stesso tempo, ha voluto spiazzare tutti accettando il posto nella guria di X-Factor.


Per Levante, all'anagrafe Claudia Lagona, classe 1987, è sufficiente tornare indietro di cinque anni.


La ritroviamo in questa foto dal sapore spontaneo, 24-25 anni, a mangiarsi le unghie circondata da due elementi ricorrenti nelle case universitarie torinesi: divani vecchi, chitarre ed edizioni illustrate di qualche movimento artistico d'inizio novecento. La foto è stata utilizzata per pubblicizzare la serata Banzai! del giovedì sera presso le Lavanderie Ramone di Torino, organizzata con l'etichetta INRI, con cui Levante ha appena firmato. La cosa interessante è che siamo nel 2012, e la promozione virale del concerto è ancora affidata a terzi, ossia, alla crew di amici video-maker di Esma, che al tempo ancora si contendeva il posto sul podio nel cantautorato torinese.


Con Levante, infatti, il giro si stringe. Probabilmente abbiamo una decina d'amici in comune su facebook, il mio ex bassista ha avuto una relazione lunghissima con sua cugina, nel video di Alfonso compare persino Carola Rovito, cantante dei 10135 (la rosha), il gruppo che io ed i miei amici chiamavamo simpaticamente "diecicentotrentaminchia", non solo per l'incosistenza del nome (v'immaginate se i Litfiba, che sta per "l'italiaFirenzeviade'Bardi, si fossero chiamati 50125?), non solo perché quando comparsero all'inizio facevano assolutamente cagare, ma anche perché Carola non piaceva troppo a nessuno ma ce la volevamo portare a letto tutti lo stesso (detto in termini da bar "la minchia gliela..."avete capito). Uno ce la fece anche. Naturale che le cose andarono diveramente da quanto Esma e la sua crew di "cambiatori di mondo" si prospettassero al tempo. Levante è un'artista. Puoi fare musica di merda, puoi suonare anche Ramazzotti, ma se c'hai quella cosa in più sei un passo avanti agli altri. Basta sentirla parlare per sentire che è una cantante nata. Ha una voce unica ed ha un gran talento compositivo. Riesce a scrivere delle canzoni che suonino classiche e non banali allo stesso tempo, che è una cosa che non ti viene insegnata e che personalmente credo dipenda dalla personalità di chi scrive e non da altro, e riesce a metterci dentro al suo vissuto.
Non da meno, Levante è come il buon pecorino, che migliora stagionando. Basta guardare la meravigliosa trasformazione da Alfonso alla copertina coscialunga dell'ultimo album.



Insomma, un'artista musicale al completo. Brava e pure topa.
Tuttavia, a me sembra evidente, dalle scelte stilistiche che hanno accompagnato la sua carriera in questi tre album, la volontà di insersi sempre di più nel panorama musicale a fianco di Irene Grandi, Carmen Consoli e, ahimé, persino Cristina Amoroso, lasciando da parte quegli aspetti che all'inizio l'avrebbero potuta accomunare, nella fase iniziale della sua carriera, ad una Maria Antonietta.
La salva sempre la qualità inecepibile dei testi. Il discorso è che qui il giro di boa sembra essere già passato da un po', anche se, confrontando la sua carriera con quella di Agnelli, si sarebbe tranquillamente potuto aspettare ancora non dico un decennio, ma almeno un lustro per imporre questo tipo di svolta stilistica.


Levante è e rimane un'artista con del talento straordinario. Anche Carmen Consoli lo è, ma nessuno dei suoi dischi fino ad adesso è riuscito ad appassionarmi. Neanche quello "grunge" (Mediamente Isterica), che trovo troppo levigato, abitutato come sono all'orecchio del "cantautorato" di Agnelli e Ferrari. Consoli è un'artista che è riuscita sì a portare un discorso diverso nel panorama pop italiano, ma che non è mai riuscita ad imporsi sulla produzione (un po' la fine che ha fatto Courtney Barnett negli U.S.A., che è uscita dagli studios con un chitarrista in più e dei booster al posto dei fuzz). La rispetto come musicista, ma i suoi dischi non mi arrivano. Per Levante mi sembra un caso diverso, mi sembra che lei, in questo momento, voglia sperimentare delle sonorità che a me non piacciono che, io, come compositore, non sceglierei semplicemente per un fattore estetico: le trovo brutte.


E qui dal giro di boa si arriva alla linea del traguardo. Eliminata, anzi, Bocciata l'ignorante Arisa, simbolo dell'italianità media,
della cocciutaggine di chi non sa e pretende di saperne più degli altri,
dell'arroganza ignorante  di chi pretende di non solo fare da giudice ad artisti esordienti ma
dell'ignoranza arrogante di chi, davanti a milioni di telespettatori, lo fa (la giudice) non conoscendo nemmeno l'opera degli artisti che sono sulla cresta dell'onda nello stesso preciso momento,
come James Bay
eliminata lei, ecco che c'è un post da giudice vacante.
Bocciato anche Alvaro Soler, che ha dato prova di essere l'ennesimo ragazzo arrivato al successo per l'aspetto e non per il talento, assolutamente inadeguato come guida e mentore artistico, la prima persona in assoluto ad avere vinto il talent con una band ripescata, i Soul System, che è arrivata alla fase live solo grazie al ritiro da parte dei Jarvis. Dopo l'edizione Soler si è criogienizzato, probabilmente verra scongelato la prossima estate per un duetto con Enrique Iglesias.

Ecco che quindi i posti vacanti diventano due.
La Sony-Intesa San Paolo-Sky richiama in formazione la Maionchi, che nel frattempo aveva avviato insieme al buon vecchio Elio l'avventura sorprendente dello Strafactor, un'idea a dir poco brillante, un vero e proprio contest a presa di culo che vede protagonista i candidati più improbabili delle varie edizioni del talent.


Resta quindi da fare una decisione importante. Se mettere il posto vacante nelle mani di un'altra rappresentante dell'italietta, che possa fare il mestiere della casa discografica spingendo avanti candidati vendibili e facilmente sacrificabili, senza assolutamente nulla da dire, che possano di fatto piacere al grande (quello che non capisce un cazzo) o se fare la scommessa su un pubblico giovane e diverso e guadagnarsi una nuova fetta di pubblico. Ecco quindi che entra in gioco Levante, sempre giovane come Soler, ma di tutt'altra caratura.
Perché, diciamocelo, forse è Levante la vera novità della trasmissione.
Agnelli lo era per la reputazione da combattente che si è fatto nel corso della sua carriera, ma non dimentichiamoci che prima di lui c'era nientedimeno di Morgan.


Un personaggio che, per quanto risulti controverso, ha messo in piedi una carriera personale forse addirittura più coerente di quella di Agnelli. In un certo senso ha fatto scelte maggiormente destinate al grande mercato ma, artisticamente parlando, ha rischiato molto di più. Morgan non ha mai fatto uscire un album bello ma pur sempre da atterraggio facile come Padania e coi suoi Bluvertigo ha pubblicato un disco più bello dell'altro, mettendo anche in gioco una competenza musicale che ad Agnelli, e a tanti altri, resta preclusa. Morgan, prima di essere un personaggio o un'artista, è un Musicista con la M maiuscola.


Con Agnelli e Levante in contemporanea, invece, la voce del programma è affidata al 50% alla scena "alternativa" e all'altro 50 è rappresentato dalla big label, dai produttori.

A questo punto diventa difficile soppesare le scelte della coppia.
La loro presenza nel talent, oltre a dimostrare che il pubblico vuole essere stimolato e non solo accontentato, ha spostato l'asse delle discussioni su un altro piano. Le scorse edizioni sono state caratterizzate dalla caccia alla voce fenomeno, adesso personalità e tecnicismi sullo strumento sembrano essere all'ordine del giorno. Mettere in gioco grandi nomi e grandi successi sembra non essere sufficiente a passare il turno (vedi la fine della povera Camille Cabaltera) ed, invece, la scelta di puntare al raccoglimento interiore, senza artici retorici, esprimendosi in italiano, viene puntualmente premiata. Per la prima volta si è persino parlato di scale armoniche. Come nella scorsa edizione Manuel demoliva i vibrati, gli acuti e tutti i tecnicimi eccessivi, in questa sono stati presi di mira la pentatonica di Nigiotti e il dilettantistico tentativo di tapping dei ROS.

(pessima prova, suoni di chitarra inascoltabili)




Immaginatevi il fan di Pausini, Ramazzotti, Vasco e Ligabue che sente improvvisamente parlare di queste cose alla televisione e, non capendo, è costretto a guardarsi due video su internet per capire l'argomento.
"Papà, che cos'è un tapping?" "Non lo so, figliolo, lo sai che dicono cose strane solo per darsi importanza". Ma intanto hanno sentito la parola. Qualcuno indagherà. è già un inizio.

Insomma, si può dire sicuramente che la loro presenza abbia innalzato il livello culturale della trasmissione.
Si può dire, volendo, anche che hanno fatto una scelta importante, che li espone mediaticamente ma che allo stesso dà voce ad un movimento che esiste e che non ha modo di esprimersi: almeno, non con la portata del grande pubblico di X-Factor.
Si tratta del cosiddetto "ritorno del capitalismo":
Io, Mc Donalds, sono cattivo, ma ho visto che posso attirare consumatori se faccio iniziative di beneficienza, allora decido di donare cibo ai negrini con la pancia gonfia. Bum. Una singola donazione del Mc Donalds riesce a coprire un anno di donazioni fatte da un associazione benefica. Poco importa se il direttore generale sia un nazista che la domenica picchia immigrati per sport.
Perché? Perché con un solo gesto fa molto di più di centinaia di militanti, anche di quelli impopolari che passano ogni secondo della loro vita a mettere a giudizio ogni abitudine di familiari, amici e conoscenti. Perché? Perché il Mc Donalds ha delle risorse che una qualsiasi associazione benefica se le scorda.
Questa è anche l'arroganza del capitalismo. Il motivo per cui noi povere formiche non abbiamo potere e troviamo sempre più difficile cambiare il mondo intorno a noi.
Basta la donazione di un singolo filantropo a fare la differenza rispetto a centinaia di migliaia di donatori. Lo stesso vale per la presenza di artisti con il background di Agnelli e Levante a X-Factor.

Ma, allo stesso tempo. non basta.
Non basta che la loro presenza sia lì. Non è nato nessun movimento, per cui la cosa potrebbe essere tranquillamente intesa come una farsa.
Una farsa in cui loro sì, si prenderanno dei bei soldi e si piglieranno le palate di merda come conseguenza della scelta di entrare nel Sistema "cattivo", sì l'avranno fatto anche per noi, per dare voce a noi popolo di musicisti-esordienti senza voce,
però dall'altra parte il gioco continua ad avere le stesse identiche regole.
Poco importa che ci siano Levante, Agnelli o Riccardo Salvini degli Indianizer a fare parte della giuria, la carriera di quegli artisti sarà irrimediabilmente condizionata dalle pesanti condizioni contrattuali imposte dalla Sony, che prevede un contratto da 5 anni o da 5 dischi sulla grande distribuzione - per niente facile da sostenere per un esordiente senza veramente tanti, tanti assi nella manica.
Gli unici che ce l'hanno fatta, fino ad adesso, sono Giusy Ferreri, Marco Carta, Noemi e pochi altri che hanno solo una cosa in comune: fanno della musica vomitevole.

I Soul System, ad esempio, hanno venduto 25mila copie del loro primo singolo, She's Like A Star.
Un risultato a mio giudizio incredibile, sicuramente impensabile per loro prima di partecipare al contest, ma troppo risicato per la posizione da big thing in cui si sono ritrovate dopo la vittoria.
I simpatici Soul System si ritroveranno tra cinque anni senza una lira, prosciugati da condizioni contrattuali che porteranno via anche la parte migliore del loro sogno, e con un età media - e, purtroppo, un colore della pelle, nonostante il forte accento veneto - che renderà assai difficile la possibilità di reinserirsi sul mercato del lavoro.
Il fatto è che il pubblico che segue Agnelli e Levante su X-Factor, come me, non vota.
Non facciamo una gran differenza, e sicuramente non in termini numerici. Finché non arriverà un cambio di paradigma più ampio, che porterà ad una rivoluzione culturale, questi fenomeni isolati rappresenteranno poco più che iniziative di marketing per rinnovare di anno in anno l'interesse per una trasmissione in cui lo scontro ideologico attira l'attenzione.
Agnelli e Levante forse non sono lì per noi.
Forse sono solo lì per dare voce ad un'altra, più profonda ed amara verità:
che come musicisti non si campa, e che un'occasione in TV, per quanto difficile possa sembrare scomoda, è un piccolo passo in più verso la pensione.


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